Dopo la sconfitta in casa di venerdì, a parte averne sentite davvero tante, sul bel gioco, sul possesso palla, sull’assedio, sul badget societario, ho sentito anche di favoritismi arbitrali durante il match… ma vedere le foto delle premiazioni di Berlino e Cardif, sulle bacheche degli affranti napoletani, quelli più frustrati, s’intende, mi fanno venire in mente certi impotenti che riescono ad eccitarsi solo quando vedono la propria donna “scopare” con un estraneo.
Abbiamo sentito anche Mister Sarri (lacrima facile), ditare gli stessi numeri, e paragonare Napoli-Juve a Napoli-Benevento. Abbiamo sentito un 83 a 17. Qualcuno dica a Sarri che le partite si vincono con molto meno, basta mettere la pala alle spalle del portiere avversario una sola volta se gli altri non ci riescono per niente.
Lo abbiamo sentito ancora una volta far riferimento al badget societario e a mille altre cazzate per non dire: “non siamo stati capaci di fare un goal alla Juve”.
Io penso che a volte la ricerca spasmodica di un alibi rende le persone vittime della propria inettitudine, oppure semplicemente se stessi… eppure accettare la sconfitta, in qualsiasi modo essa sia arrivata, sarebbe il primo passo per potersi definire uno sportivo e invece, per il Napoli non è così.
Il tifoso napoletano è un amante della propria squadra non un supporter, e come tale, gode per i suoi successi e soffre per le sue sconfitte.
C’è un detto a Napoli “sol l’uomn curaggius se cocchen che femmen bell” (solo gli uomini audaci vanno a letto con le belle donne). Ecco, per il tifoso napoletano, il successo del Napoli calcio, è un vero e proprio orgasmo. Allo stesso modo, una sconfitta, è paragonabile ad un tradimento, e il goal di Higuain è come se il tradimento fosse avvenuto per mano (si fa per dire) del migliore amico.
Il punto di vantaggio sulla Juventus allevia, si fa per dire, il dolore della sconfitta che resta e fa male. Ad accentuare il dolore c’è anche la vetta della classifica persa, si spera, per una sola giornata, nella speranza, appunto, che la Juve fermi questa inarrestabile Inter.
Eppure ci credevano tutti (i napoletani), e anche molti juventini. Carlo Alvino, in un suo tweet diceva riferendosi al Pipita: “Mi dispiace che non verrà al San Paolo, da Torino potrebbero trovare alibi dopo la sconfitta”. A questo punto una considerazione la voglio fare.
La spacchiosità di molti, non di tutti ma di molti, tifosi del Napoli, prima del fischio d’inizio del big match, a mio avviso è stata giustamente ripagata.
Se provavi a sorridergli ti sfoggiavano un sorriso più grosso e qualcuno, un po’ sciaguratamente più audace, ti rispondeva “stasera non riderai più”, ma dopo 77 minuti di speranza e frustrazione, sono tutti muti e quelli soliti, sciaguratamente più audaci, li senti dire “giochiamo il più bel calcio d’Italia”.
È vero, il Napoli gioca il più bel calcio d’Italia, e forse anche un po’ più in la delle Alpi, ma gli attori di questo spettacolo ieri sera, non sono saliti sul palco, o per lo meno, la Juve non glielo ha permesso.
Mertenz ha trascorso più tempo sdraiato in area Juventina a piangere un rigore che non è arrivato. Hamsik è la brutta copia di quello che ricordiamo nel Napoli dei 3 tenori (Hamsik, Lavezzi, Cavani) ormai da troppo tempo. Insigne intimidito da Buffon non è riuscito a fare un tiro per cui Buffon si sia potuto divertire. Cajellon non ricordo nemmeno che abbia giocato.
Eppure a sentire i tifosi, il Napoli ieri ha dominato. Certo, si sono divertiti con il tikitaka un po’ meno con i tabellini, dove lo 0 a 1 finale è quello che conta. Uno schiaffo dal nemico acerrimo a casa propria.
Ormai Napoli Juve è già passato, il futuro dice che ancora la strada è lunga per tutti e che la Juve non è mai morta.