Allegri ha vinto per la 4 volta, è per la seconda di seguito, il premio italiano esclusivo per gli allenatori.
La scia positiva, che più che scia definirei una valanga inarrestabile, che la Juventus ha rappresentato in Italia negli ultimi anni, voci e paranoie di tifosotti frustrati a parte, ha condizionato sicuramente la scelta. Altra ragione non la vedo.
Dopo 4 anni di panchina bianconera, questo in corso forse, è il primo anno in cui la Juventus riesce anche a giocare un calcio piacevole da guardare, a differenza degli anni precedenti, in cui, dal momento dell’assunzione dell’eredità di Conte, il gioco della Juventus ha costantemente subito una parabola discendente della qualità di gioco, fino a raggiungere il punto tristemente più basso, proprio l’anno scorso, con il campionato 2017-18 appena conclusosi.
Una squadra senza gioco. Brutta da vedere e difficile da sopportare anche per i tifosi.
Una snervante sequela di partite in cui 20 fuoriclasse non riuscivano a far sorridere gli spettatori, del resto, ha dichiarato lui stesso, chi vuole vedere uno spettacolo “vada al circo, la cosa che conta sono i risultati”.
La differenza dei singoli ha sempre fatto, negli ultimi 7 anni, la differenza in Serie A.
Una supremazia indiscussa di nomi rispetto alle altre, poche, pretendenti.
La panchina d’oro ad Allegri è ancora peggio del premio Miglior calciatore 2018 a Modrich.
Ma se Allegri, riuscendo a far giocare da schifo 20 campioni del calibro di Dybala, Mandzukich, Cuadrado, Duglas Costa, Chiellini, Kedira ecc ecc, a uno come Sarri, che ha rischiato di vincere lo scudetto giocando il più bel calcio d’Europa, che premio gli dai? E a uno come Di Francesco, che con 4 gatti è arrivato in semifinale di Champions, che panchina gli fai?
Insomma, la panchina d’oro ad Allegri è un po’ il gratta e vinci dei gratta e vinci, quello del “Ti piace vincere facile?“.