Quello che è accaduto questa sera nel mondo della Serie A, forse, rimarrà negli annali del calcio per sempre. Una partita che si gioca, forse no, forse si ma forse no.

Il Napoli bloccato “a terra” dalla ASL Campana e la Juve che scende in campo in attesa di un avversario che non potrà esserci.

Da una parte il protocollo sottoscritto con la Lega Calcio da tutti i presidenti di società di calcio, dal ministro della Salute e dal CTS, e dall’altra, una ASL campana forse un po’ troppo galvanizzata in linea con il carattere “eccentrico” del suo governatore.

Certo, in Campania i contagi, destrano un po’ di preoccupazione seppur restando sempre nell’ordine di 1 a 20 il rapporto contagiati/tamponi effettuati, tuttavia, l’eventuale aumento o superamento di una soglia di preoccupazione, non è certo dovuta al mondo del pallone ma, anzi, ad un comportamente generale un po’ “sopra le righe”.

Può risultare facile fare accostamenti tra il calcio e la scuola in questo periodo, come stupidamente ha fatto il Ministro Speranza “più scuola e meno calcio”, accostando con becera demagogia due settori che non hanno nulla in comune ma non bisogna dimenticare che lo sport, e ancora di più il calcio, in Italia, ha un indotto di svariati miliardi di euro. È un industra che produce reddito e posti di lavoro come qualsiasi altro settore produttivo del nostro paese per cui, non si tratta solo di guardarsi la partita in TV, ma di molto altro.

Ma per tornare al discorso meramente sportivo, qualcosa nel meccanismo descritto da questo protocollo ministeriale non è andato come avrebbe dovuto.

Dopo la accertata positività di Elmas prima, dopo la partita Genoa Napoli, e di Zielinski dopo, due giorni prima del big match Napoli Juve, il Napoli non avrebbe rispettato il protocollo che impone la quarantena per tutta la squadra e l’auto isolamento fiduciario per il giocatore positivo.

Come da indole, il tifoso napoletano ha subito gridato allo scandalo, alla ruberia, al furto da parte ella Juve di un diritto non scritto ma sancito dalla storia: il diritto di essere napoletani e pertanto, sempre nel giusto e se qualche volta sbagliano, non hanno sbagliato loro ma hanno sbagliato gli altri a non sbagliare, ma questo ormai non fa più notizia. Il napoletano, nel calcio, è abituato più a piangere che a vincere.

Dal momento che la Lega Calcio non ha rinviato la partita, la Juve si è attenuta al regolamento ed è scesa in campo.

La differenza sostanziale sta nel fatto che la SSC Napoli è amministrata da un cinematografo cialtrone, mentre la Juventu FC ha un assetto societario come nessuno, forse, in Italia.

La Juventus FC dispone di un hotel adibito ad hoc in cui svolgere il periodo di quarantena in caso di positività di un membro dello staff, come infatti è accaduto in settimana dopo che due membri dello staff (non tecnico e non calciatori), sono risultati positivi al Sar-Cov-19.

Il Napoli completerà i lavori di perfezionamento alle esigenze di un hotel a Castel Volturno, soltanto martedi (e solo dopo il caos odierno) per cui, nel frattempo, i calciatori, potenziali portatori di virus, faranno tutti da spola da casa al centro sportivo di Castel Volturno, come accaduto per tutta questa settimana, invece di rispettare la “clausura” e distanziamento come previsto dal protocollo.

Il Napoli voleva un rinvio a dir poco scomodo per la Juventus soprattutto in virtù del fatto che, considerate tutte le competizioni calcistiche e l’Europeo dell’anno prossimo, il numero di slot possibile per un eventuale recupero di una sfida è pari a uno e siamo solo alla terza di campionato.

I presupposti comunque, non sono per nulla di buon auspicio per pensare di arrivare incolumi alla trentottesima giornata di campionato.

Certo, una modifica all’attuale protocollo andrà apportata per evitare in seguito, che il sistema Calcio si inceppi ancora.

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