Ci sono alcune regole nel calcio, che non possono essere sovvertite. Le ultime uscite della Juve, ne sono quasi l’emblema, a partire da quella con il Barcellona.

Checché se ne dica, non esiste nessun manuale del calcio, come spesso allegramente ci suggerisce il mitico José Altafini nelle sue telecronache calcistiche. Tuttavia ci sono delle regole, appunto, che hanno un fondamento razionale e incontrovertibile, quello, secondo cui, l’unico reparto in cui senza esperienza non si può raccontare nulla, è la panchina.

La Juventus quest’anno, come accadde nel 2009 con Ferrara, che pure qualche piccola esperienza da allenatore l’aveva, ingaggia il debuttante Andrea Pirlo come allenatore.

Mamma Juve, in pratica, ha acquistato una Ferrari al figliol prodigo prima ancora che questi prendesse la patente, come a dire, “vai e schiantati al primo palo”. La panchina, infatti, gli è stata affidata prima ancora di ottenere il patentino.

Dai sogni di panchine eccellenti come Klop, Guardiola, Mourino, la società ha dapprima ripiegato su Sarri, per poi esonerarlo dopo un solo anno e dopo aver comunque vinto uno scudetto, per dare la guida tecnica della panchina al “ragazzino” Pirlo.

Non si possono spendere 100 milioni di euro per il cartellino di Ronaldo con un ingaggio di 30 milioni annui per 4 anni, con l’obiettivo di riportare a Torino la tanto sognata e agognata Champions, e poi far sedere in panchina un esordiente “allo sbaraglio”.

Le teorie sul calcio giocato di Pirlo sono senz’altro innovative, così innovative che ancora non se ne capisce il senso.

In campo regna il disordine più assoluto. Un centrocampo senza cervello e senza nemmeno forza. Bentancur non è nemmeno la copia lontana di quello del centrocampo Sarriano. Arthur ancora non è nemmeno al livello del peggior Pianic visto alla Juventus, quello del suo ultimo anno in bianconero.

Per Bernardeschi i giudizi ormai sono superflui. La Fiorentina non è la Juve e la speranza è che non sia così anche per Federico Chiesa, anche se nella spezzone di partita che ieri Pirlo gli ha riservato, si è visto un ragazzino spaesato, falloso e non all’altezza.

Kulusevski ombra di se stesso. Alla ricerca di una posizione e troppo desideroso di trovarsene una tutta sua da far poco gioco per la squadra.

Dybala sembra che si porti in campo le sue diatribe contrattuali. Palesa una sensazione di abbandono che in campo non lo aiuta a trovare la sua solita verve geniale. Se le sue sensazioni dovessero risultare reali, casomai già a gennaio, sarebbe l’ennesimo errore di una società che non ha più nemmeno la memoria dell’Avvocato.

Anche le vittorie, quelle 4 a 1 con lo Spezia e il Ferencvaros, e quella di ieri, molto sofferta ancora con il Ferencvaros, evidenziano una squadra senza gioco.

Ieri de Ligt è stato il giocatore che ha toccato più palloni di tutti. Non si cerca la profondità. Gran parte dei goal arrivano da contropiede. Centinaia e centinaia di passaggi inconcludenti, con il gioco che torna a ricominciare sempre dalla difesa.

Manca ormai un centrocampista che trova l’inserimento, l’ultimo è stato Khedira e trovare un altro Khedira non sarà semplice.

A togliere le castagne dal fuoco, quando ci si riesce, sono sempre i soliti dall’inizio di questo campionato: Ronaldo e Morata.

Responsabilità di Pirlo? Certo il gioco ancora manca, i risultati ancor di più.

Se da un lato la mancanza d’esperienza di un allenatore in panchina è determinante per le vittorie, dall’altro, c’è quasi la dimostrazione che con una squadra come quella della Juventus degli ultimi anni, può essere allenata da chiunque per portare a casa qualche piccola soddisfazione.

Agli juventini, l’unica soddisfazione che manca, è sempre una sola: la Champions e anche quest’anno, la vinceremo l’anno prossimo!

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